Long Distance Skateboarding: 5 cose da sapere per sopravvivere in strada

lorenzo

Nella foto: oldschool long distance and slalom skateboarding master Lorenzo per le strade di Milano.

Dopo anni passati a spostarmi con uno skateboard per le strade di Milano posso provare ad offrire qualche consiglio a chi vuole utilizzare le skate come strumento di spostamento quotidiano.

Le difficoltà incontrate sono tutte legate all’ambiente ed alla cultura italiana, piuttosto arretrata in ciò che riguarda l’utilizzo di mezzi di spostamento ecologici ed alternativi all’auto (per inciso: sono un’automobilista anche io). Mi duole constatarlo, anche considerato che Milano negli ultimi anni ha fatto sforzi notevoli per accorciare le distanze con le più evolute città europee.

Ma non scoraggiatevi, vi perdereste parecchio divertimento! Un buon modo di iniziare sarà tenere a mente poche cose fondamentali: vediamole insieme.

La legge. Innanzitutto considerate che qualunque acceleratore di velocità che non sia una bicicletta, in Italia è vietato: esatto, compreso il monopattino di vostro figlio. In altre nazioni possono addirittura circolare piccoli veicoli elettrici di vario genere. Da noi lo skate è ufficialmente permesso solo in strutture destinate ad esso: skatepark. In Italia è più facile trovare tartufi che skatepark, quindi fate voi, rimane ben poca scelta.
Se volete usare uno skate al di fuori di questi luoghi rari, infrangerete la legge. Ma se mostrerete massimo rispetto nei confronti altrui sarete ampiamente tollerati. Ad esempio, io di solito do la precedenza a TUTTI, e lo faccio sorridendo: il massimo che mi accade è di esser fermato da gente che mi chiede dove si possa comprare uno skate come il mio. Tutti gli altri mi guardano come un marziano (c’è da dire che un vecchietto in skate in mezzo alla strada non è comune) ma anche questo non è un problema.

Le auto. Gli automobilisti italiani odiano anche solo immaginare di perdere centimetri di carreggiata e se potranno mettervi a disagio stringendovi a lato fino a schiacciarvi per dissuadervi dall’occupare i loro spazi sacri, lo faranno. Quindi rendetevi visibili sempre, giorno e notte: meglio attirare attenzione che un paraurti su una tibia.
In una città come Milano l’orario di circolazione può significare vita o morte: alle 8:30 di mattina nessun automobilista si farà scrupolo a spalmarvi sul suo cofano, dopo le 22:00 diverrete un’idolo delle folle itineranti della movida locale.
Una categoria a parte di automobilisti sono i tassisti: per costoro siete l’esempio vivente di come la società stia velocemente imbarbarendo. Il mancato utilizzo di un’auto è peccato capitale e se doveste espiarlo in qualche modo doloroso ve lo meritereste.

Le biciclette. Io amo la bici e non potrebbe esser diversamente, ma l’atteggiamento di alcuni ciclisti (non voglio far di tutta un’erba un fascio) mi è francamente incomprensibile.
Qualche episodio personale, perchè la realtà è più significativa di esempi inventati.
Una volta sono stato investito frontalmente in Piazza Napoli da un ciclista che saliva sul marciapiedi dove mi trovavo FERMO ma con il longboard sotto i piedi. Le scuse: “i freni sono rotti ed essendo uno studente non vale la pena aggiustare la bici, equivale poi a farsela rubare in Università.”
Una seconda volta sono stato investito sulla ciclabile del Naviglio Grande poco prima di Corsico, anche qui uno scontro frontale. Solo che questa volta l’impatto è stato molto violento: 3 ciclisti si credevano professionisti e sparati a 100 con le loro tutine su una ciclabile dove incroci anche bambini piccoli, AFFIANCATI parlavano tra di loro, occupando tutta la carreggiata. E nessuno si è spostato per farmi passare. Avevo 2 opzioni: buttarmi nel Naviglio o saltare a caso su uno di questi sperando di evitare la bici in pieno petto. Così ho fatto. Ad impatto avvenuto, gli altri 2 sono scappati (conigli!) e quello a terra con me si è profuso in scuse. Quando mi sono alzato avevo solo qualche graffio sparso e sebbene la mia tavola avesse un piccolo segno in punta (ma si trattava di una Roe Racing nuova, praticamente la Ferrari dei longboard) la bici del tizio – che appariva molto più costosa – sembrava messa peggio. Ho desistito dal farmi sangue amaro ed infierire su tale idiota, sono tornato a casa: dopo poche ore mi è venuta la febbre e solo allora ho capito che avevo qualcosa di rotto. Insomma, l’idiota sono stato io: avrei dovuto infierire finchè potevo.

Le strade. Le strade italiane sono un disastro, spesso in pessime condizioni oppure intersecate da mille radici, rotaie e ciottolate in vario modo. Inizialmente affrontare strade di questo genere vi sembrerà la maggior difficoltà ma in fondo si tratta solo di saper come fare, dopo poco prenderete confidenza. Le piste ciclabili italiane non sono da meno: spesso così strette da esser pericolose (io preferisco la strada). Se siete principianti, optate per tavole con un’assetto basso (ad es. la LandYachtz Switchblade Hollow 36/38 è un’ottima tavola polivalente) e ruote grandi (75mm o più, io uso le Kegel 83a viola e mi trovo davvero bene) con profilo squadrato, di durezza media (tra i 77a e gli 80a duro). Se invece decidete di usare i marciapiadi (o tracciati misti), dovete SEMPRE dare precedenza ai pedoni.

L’attenzione. Andare in skate non è come spostarsi con la bici, richiede attenzione costante. E’ un processo mentale a cui ci si abitua dopo un po’ e che ti porta a considerare continuamente tutte le variabili dell’ambiente circostante. Keep focused! Ho visto alcuni tra i migliori skater professionisti fare brutte cadute da… fermi (o quasi). Quindi non vi vergognate di usare casco, parapolsi o guanti: vi vergognereste di più dovendo spiegare ferite procuratevi perchè stavate parlando al telefono mentre eravate sullo skate e non avete fatto caso a quel sassolino…

    Tagged with: , , , , , , , ,
    One comment on “Long Distance Skateboarding: 5 cose da sapere per sopravvivere in strada
    1. Riccardo says:

      Bell’atricolo.
      Concordo sull’arretratezza delle città italiane; la dimensione delle carreggiate e lo stato pietoso del manto stradale non aiutano minimamente. Molte volte danno grossi problemi i tombini (mai “a filo”) ed alcuni dossi metà asfalto e metà pavè.

      Io aggiungerei che molte volte ci sono piste ciclabili che non portano da nessuna parte. Nella mia zona ce ne sono alcune lunghe qualche metro che terminano poi nel nulla…

    Leave a Reply

    Your email address will not be published. Required fields are marked *

    *

    Please complete the missing part * Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.